Pagamenti PA, la Commissione Eu esorta l'Italia a rispettare la direttiva per tutelare le PMI

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La Commissione europea adotta ulteriori provvedimenti nei confronti di Grecia, Italia, Slovacchia e Spagna per garantire la corretta applicazione della direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE) ed evitare perdite per le imprese, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), di questi paesi.

Elżbieta Bieńkowska, Commissaria responsabile per il Mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le PMI, ha affermato: "I ritardi di pagamento pesano fortemente sulle imprese europee, in special modo su quelle più piccole. Poter contare su pagamenti puntuali da parte dei contraenti consente alle imprese di espletare le loro attività e di rispondere alle aspettative dei loro clienti e dipendenti. Chiedendo agli Stati membri di rispettare le norme in materia di ritardi di pagamento proteggiamo le imprese e sosteniamo la competitività dell'UE."

I ritardi di pagamento hanno un impatto negativo sulle imprese in quanto, oltre a incidere su liquidità e flusso di cassa e a complicare la gestione finanziaria, ne ostacolano la crescita. La direttiva sui ritardi di pagamento rafforza i diritti dei creditori grazie all'introduzione di termini per i pagamenti da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche nell'acquisto di beni o servizi. Qualora i termini stabiliti per il pagamento non siano rispettati la direttiva consente alle imprese di ottenere un risarcimento equo. Per scoraggiare il fenomeno dei ritardi di pagamento è particolarmente importante che le amministrazioni pubbliche diano il buon esempio pagando i propri fornitori in modo rapido e trasparente.

La Commissione chiede agli Stati membri di intervenire per i seguenti motivi:

  • Grecia: nuova legislazione che abolisce il diritto dei creditori ad ottenere interessi e risarcimenti (lettera complementare di costituzione in mora);
  • Italia: ritardi di pagamento eccessivi da parte delle amministrazioni pubbliche (parere motivato);
  • Slovacchia: ritardi di pagamento eccessivi nel settore della sanità pubblica (lettera di costituzione in mora);
  • Spagna: legislazione che proroga sistematicamente di 30 giorni il termine legale di pagamento (lettera di costituzione in mora).
  • Attraverso i suddetti interventi la Commissione garantisce che gli Stati membri:
  • applichino correttamente la direttiva;
  • siano responsabili e trasparenti per quanto riguarda la correttezza delle amministrazioni pubbliche nei pagamenti, e
  • creino un ambiente imprenditoriale affidabile per le imprese, tutti elementi che porteranno a una svolta decisiva verso una cultura dei pagamenti rapidi.

I suddetti 4 Stati membri dispongono ora di due mesi di tempo per comunicare alla Commissione i provvedimenti adottati al fine di porre rimedio a tale situazione. La Commissione può altrimenti decidere di deferire l'Italia, destinataria di un parere motivato, alla Corte di giustizia dell'UE.

La Commissione ha inoltre deciso di archiviare una procedura avviata nei confronti del Portogallo in quanto tale paese ha adeguato l'ordinamento nazionale alla direttiva.

Contesto

Le tempistiche dei pagamenti nelle transazioni commerciali tra operatori economici o tra operatori economici e amministrazioni pubbliche sono spesso più lunghe di quelle concordate. In alcuni Stati membri, per i pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche possono essere necessari fino a 130 giorni (e persino fino a 500 giorni in determinati settori). In alcuni casi, il diritto degli operatori economici ad essere pagati è inoltre oggetto di ulteriori violazioni poiché i pagamenti vengono, ad esempio, subordinati a determinate condizioni come la rinuncia, da parte del creditore, all'esazione di interessi di mora e al risarcimento dei costi di recupero. Le piccole e medie imprese (PMI), che non hanno la solidità finanziaria delle imprese di dimensioni maggiori, sono più vulnerabili agli effetti dei ritardi di pagamento, specialmente nei periodi di recessione economica.

La direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE), che doveva essere recepita nel diritto nazionale entro il 16 marzo 2013, costituisce una rifusione di una direttiva precedente (direttiva 2000/35/UE) e mette in atto misure più rigorose intese a scoraggiare una cultura dei pagamenti tardivi. Attualmente le amministrazioni pubbliche devono pagare i beni e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in casi eccezionali, entro 60 giorni. Nelle transazioni tra imprese tale limite è di 60 giorni, a meno che non sia stato esplicitamente concordato altrimenti. In caso di pagamenti effettuati più tardi rispetto a quanto concordato i creditori hanno automaticamente il diritto di chiedere interessi per i ritardi di pagamento (a un tasso superiore almeno dell'8 % al tasso di riferimento della Banca centrale europea) e un risarcimento minimo di 40 EUR per ogni fattura non pagata, oltre al rimborso di tutte le altre spese legate ai costi di recupero.

Il 26 agosto 2016 la Commissione ha adottato una relazione sull'attuazione della direttiva [COM(2016)534]. La direttiva è stata nel complesso attuata correttamente e ha contribuito a portare la questione dei ritardi di pagamento in primo piano nelle agende di riforma economica e nelle agende politiche nazionali. Per quanto riguarda i pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche, i ritardi sono mediamente diminuiti di 10 giorni rispetto alla situazione esistente prima dell'entrata in vigore della direttiva. Alcuni Stati membri si stanno addirittura impegnando a fare di più per promuovere una cultura dei "pagamenti rapidi". La relazione ha tuttavia evidenziato la necessità di compiere ulteriori progressi nell'attuazione della direttiva.

 

 

 

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